Tab Article
La "straordinaria disavventura" cui si fa cenno nel sottotitolo è quella della famiglia Sica: emigrati in Abissinia al tempo della colonizzazione fascista, a seguito del padre orologiaio, i tre fratelli Egidio, Oreste e Ubaldo abbandonano la povertà calabrese per vivere alcuni anni nella dorata ricchezza che la loro condizione di italiani porta con sé, ma ben presto, allo scoppio della guerra, sono costretti a far rientro nel loro Paese, dove poco tempo dopo si ritrovano più soli e miseri che mai, orfani di padre, caduto prigioniero e apparentemente disperso, e unicamente sulle spalle della madre, che nel frattempo ha avuto un'altra figlia, la piccola Livia. Gli ingranaggi della vita, così come quelli degli orologi, non sempre funzionano a dovere e così per questa famiglia iniziano anni di indigenza e squallore, umiliazioni e rinunce che portano il più piccolo dei maschietti, Ubaldo, ormai uomo e affrancato al proprio destino, ad affermare con certezza che schiavi si nasce, nella convinzione che l'uomo sarà sempre schiavo di qualcosa o qualcuno, perché, come affermò Francesco di Assisi, "nullo omo vivente po' scappare dalla schiavitù terrena".